In una normale puntata di Raw risalente al 6 maggio Vince McMahon in persona ha deciso di presentarsi sul ring per annunciare una grande novità: la Wild Card Rule. In ogni puntata di Raw e di SmackDown massimo quattro atleti possono apparire nello show “avversario”, creando scenari inediti ed inattesi. La Wild Card Rule viene pubblicizzata come quella regola che porterà imprevedibilità agli episodi settimanali e che costringerà i telespettatori a rimanere sintonizzati su USA Network per scoprire quale wrestler si presenterà a sorpresa. L’idea fece storcere il naso a molti, ma dopo due mesi possiamo affermare che la Wild Card Rule è un vero e proprio disastro. Un tale disastro che in molti sostengono l’ipotesi secondo la quale i nuovi Direttori Esecutivi, Paul Heyman e Eric Bischoff, siano già pronti a sbarazzarsene. Ma andiamo con ordine.
A metà 2016 la WWE decise di riprovare a far funzionare la Brand Extension, una grande idea già applicata dal 2002 al 2011, iniziata molto seriamente ma che piano piano si è dissolta nel nulla. Conoscendo gli errori che hanno causato la fine della prima divisione dei roster, era chiaro fin dall’inizio che questa separazione doveva essere netta, che non poteva ammettere alcuna eccezione, e per un certo periodo di tempo così è stato; il 2016 è stato un anno stupendo da questo punto di vista, con addirittura i PPV monobrand. Poi, è sembrato come se lo stesso lento procedimento di autodistruzione della prima Brand Extension si fosse ripetuto in tempi molto più stretti fino al giorno d’oggi. Capisco il motivo per il quale la compagnia di Stamford ha deciso di eliminare i PPV monobrand, posso accettarlo, ma i veri errori sono cominciati ad arrivare sul finire dello scorso anno. Ci siamo iniziati ad accorgere che un wrestler infortunato, al suo ritorno, poteva liberamente apparire in un nuovo roster, come se niente fosse. Già, perché, a quanto pare, Vince non vedeva più di buon occhio la guerra finanziaria-economica tra Raw e SmackDown, quindi è stato cancellato il concetto di Draft, e con questo quello di scambi tra i roster (che all’inizio era presente: vedi il passaggio a SmackDown di Jack Swagger nel 2016) e quindi anche del General Manager come una figura autoritaria che veramente contava qualcosa. E così, lo scorso autunno, abbiamo iniziato a vedere questi spostamenti mai spiegati, come quello di Big Show, Superstar di Raw che ha avuto un breve stint a SmackDown come protettore di The Bar, e come quello di Tamina, che dopo aver recuperato da un infortunio si è stabilita a Raw per formare un’alleanza con Nia Jax.
La situazione è poi peggiorata, se non degenerata completamente, all’inizio del 2019. Becky Lynch e Charlotte Flair hanno iniziato a presenziare in entrambi gli appuntamenti settimanali della WWE, ma questo posso accettarlo: dovevano costruire il loro main event di WrestleMania, un match di fatto interbrand. I McMahon hanno annunciato la fine dell’era dei General Manager e di tutte le altre figure autoritarie, presentandosi come gli unici comandanti della barca ed iniziando ad apparire sia il lunedì che il martedì sera, minando la diversità che i due show dovrebbero presentare. In più, per smuovere le acque, sono stati promossi da NXT alcuni atleti senza un motivo preciso e senza alcun piano: dunque, con la scusa di volerli farli conoscere al pubblico, EC3, Lacey Evans, Heavy Machinery e Nikki Cross sono iniziati a circolare occasionalmente per Raw e SmackDown; questo gruppetto è stato poi raggiunto da Aleister Black e Ricochet, e per un brevissimo periodo di tempo anche da Johnny Gargano e Tommaso Ciampa. Durante quei mesi cercavo di trovare una spiegazione per tutta questa confusione, e non potevo che trovarla nell’imminente WrestleMania, uno show così grande che le aspettative crescono di anno in anno. Sapevo che dovevo pazientare qualche settimana, ma che alla fine, passato lo Shocase Of The Immortals, il tutto si sarebbe sistemato e tutte queste idee avrebbero trovato un ordine. Mi sbagliavo.
L’ordine che mi sarei aspettato di vedere da aprile in poi non è stato mai realizzato. Dopo un Superstar Shake-Up positivo (secondo me), la WWE ha avuto ripensamenti su ripensamenti sugli spostamenti concordati, perciò abbiamo visto Andrade e Zelina Vega tornare a SmackDown come se niente fosse, Samoa Joe, Cesaro, Aleister Black, Jinder Mahal e forse altri ancora che neanche mi vengono in mente cambiare roster da un momento all’altro senza neanche cercare di dare una motivazione, come un Draft Supplementare o chissà cosa. La grande confusione è quindi continuata fino alla fatidica decisione di mettere in atto la Wild Card Rule. Il risultato? Decine e decine di atleti fermi ai box, non utilizzati, per lasciare spazio alle Superstar dell’altro roster che dovevano presenziare nello show “rivale”. Per fare degli esempi, Nikki Cross ha conosciuto il suo nuovo brand di appartenenza molte settimane dopo lo Shake-Up, i neo-debuttanti da NXT, come i Viking Raiders e Kairi Sane, sono stati assenti illustri per moltissime puntate degli show settimanali, coloro che dovevano beneficiare dello Shake-Up, come Aleister Black e Buddy Murphy, non hanno ancora fatto il proprio debutto a SmackDown, altri che sembrava dovessero essere ricostruiti da capo, come Robert Roode e Cedric Alexander, sono persi nell’infinita rincorsa al titolo 24/7. È vero, il roster attuale è molto ampio, ma non sto parlando di alcune eccezioni, perché la confusione si percepisce in qualsiasi segmento della programmazione settimanale. Ogni qual volta che un’idea sembra essere lanciata, la settimana successiva arriva l’evidenza della sua cancellazione, oppure si preferisce direttamente fare finta di niente, il che è una vera presa in giro nei confronti degli atleti e dei fan che volevano vedere un certo tipo di storia.
Se il caos all’interno del creative team è un problema reale, la Wild Card Rule è come buttare benzina sul fuoco. Sì, perché questa non è solo un’idea pessima, ne è stato fatto anche il peggior utilizzo possibile. La regola del “quattro Superstar alla volta” è stata ben presto ignorata ed ora ci è difficile contare esattamente quante volte questa regola sia entrata in funzione; ciò che non è difficile, però, è fare delle piccole osservazioni: ad usufruire della possibilità di apparire nello show opposto sono stati sempre gli stessi talenti. Stiamo parlando di Roman Reigns, Sami Zayn, Lars Sullivan, Kevin Owens, Drew McIntyre, Elias, The Miz… in pratica, invece di sfruttare questa malsana idea per concedere spazio a chi non lo trova nel suo brand, si è preferito usare le stesse identiche Superstar per portare avanti le stesse identiche storyline. E così abbiamo cominciato ad avere dei match interbrand nei PPV, anche titolati: Dolph Ziggler e Samoa Joe che sfidano il campione di SmackDown, gli Usos che sfidano i campioni di coppia dello show blu, Alexa Bliss che sfida Bayley. Eh già, perché dal Superstar Shake-Up era parso chiaro che SmackDown aveva una fortissima divisione femminile ma, tra tutte, l’opportunità titolata è stata data ad un’atleta di Raw, che invece ha una divisione talmente debole e mal utilizzata che è tenuta in piedi solo da Becky Lynch, la quale sta iniziando a stancare anche il pubblico che tanto la sosteneva lo scorso anno. Lo stesso discorso si può fare con la divisione di coppia di Raw, che anche solo con Usos, Revival e Viking Raiders potrebbe dare spettacolo. Un altro risultato profondamente negativo è che ogni show ha perso di importanza, non fornendo più quel poco che basta per creare qualcosa di originale, e SmackDown è tornato ad essere un semplice recap di Raw. Ovvio che anche quelle tre/quattro storyline che vengono portate avanti soffrono di questa situazione, perché le idee che ci sono dietro sono poche e non chiare e devono reggere il peso di andare avanti su due show a settimana e non più su uno solo.
Tutto questo mi ha fatto vivere una forma di menefreghismo che non pensavo potessi mai provare per la WWE. Per circa un mese, ho smesso di guardare gli show, leggevo solo i risultati per rimanere informato; la mia fame di notizie e di sapere cosa accadrà dopo si è stranamente calmata; era come se ciò che la WWE stava proponendo non mi interessasse minimamente. Alcuni fan sostengono di guardare la compagnia di Stamford per abitudine, bene, per me neanche la semplice abitudine era sufficiente per rimanere aggiornato sulle vicende. Parlo al passato non perché i problemi di cui ho appena parlato siano già stati risolti, ma perché questa “pausa” che mi sono preso attorno al PPV in Arabia Saudita (che non ho visto) ha rigenerato dentro di me la voglia di wrestling che da sempre mi caratterizza. Sono, però, convinto che non si trattasse di un mio problema; sono convinto che la qualità del prodotto sia arrivata ai minimi storici in questo 2019 e su questo bisognerebbe riflettere. Come avrete capito, sono un amante della continuità e delle storyline portate avanti con un’idea ben precisa in mente; non sono uno che giudica troppo le scelte di booking. Come in una serie TV potremmo avere in mente risvolti diversi da quelli del regista, ma non ci lamentiamo e ci godiamo lo spettacolo, allo stesso modo io vivo il wrestling. Ma questa confusione ha reso impossibile che io mi godessi i loro show.
Eppure basterebbe poco per apportare dei miglioramenti: basterebbe dare uno scopo ed una dimensione ben precisa a ciascun personaggio, e portarla avanti con costanza; basterebbe ideare piani a lungo termine, senza ripensarci ogni settimana o ogni giorno; basterebbe concedere il giusto spazio ad ogni atleta sul quale si vuole puntare, riflettendo sul fatto che il talento è ai massimi livelli all’interno del roster di cui la WWE attualmente dispone; basterebbe limitare le storyline ad uno show, evitando l’inutile recap del giorno dopo; basterebbe ascoltare il pubblico e capire finalmente che questa storia tra Roman Reigns e Shane McMahon non interessa proprio a nessuno; basterebbe credere di più nelle capacità delle Superstar. A pensarci su, basterebbe eliminare la Wild Card Rule per avvicinarsi ad ognuno di questi propositi. L’annuncio dell’arrivo di Paul Heyman e Eric Bischoff arriva nel momento in cui più se ne sentiva il bisogno, anche se nessuno l’aveva visto arrivare. Credo nelle loro menti e credo nella possibilità che loro due riescano ad incanalare nuovamente l’interesse dei fan verso il prodotto WWE. L’ultima puntata di Raw lascia dei presagi positivi, ma è troppo presto per delineare delle conclusioni e non voglio assolutamente far crescere in me delle aspettative che potrebbero non concretizzarsi. Vedo in Heyman e Bischoff l’ultima occasione che la WWE ha di differenziare Raw e SmackDown e di gestirli come due entità diverse, che è ciò che più di ogni altra cosa metterebbe un po’ di ordine. In sostanza, spero che i due riescano a sistemare questo Wild Mess.
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